Intervista a Fabio Zuffanti sul suo disco La foce del ladrone. Leggi la prima parte dell’intervista
“Lunar Park” è suggestiva, per le atmosfere classico-lunari. Il racconto di un’ombra che vuole lasciare il suo padrone… è forse il momento che ti avvicina maggiormente al Battiato della svolta di 30 anni fa…
La struttura di questo pezzo si rifà a ‘Gli uccelli’. E come ‘Gli uccelli’ ha una spiccata atmosfera classicheggiante, grazie anche agli splendidi arrangiamenti di archi scritti da Luca Scherani. Come ti dicevo ogni accostamento al lavoro di Battiato è voluto, credo però che questa canzone rappresenti anche il momento del disco più vicino ai miei lavori prog. Per questo è anche marcatamente mia e non è solo parte dell’omaggio di cui parlavamo prima. Il testo poi è un racconto decisamente surreale e molto diverso (come tutti i miei testi) da quelli che scriveva Battiato. Alla fine la storia che narra resta un pò oscura anche per me; ho scritto infatti le liriche di getto senza concentrarmi troppo sul loro significato ma solo badando a creare della immagini particolari e astratte. E direi che alla fine funziona bene.
Ancora Battiato nella canzone “Capo Nord”. La canzone d’autore alla Zuffanti sembra costruita tra lirismo e liricità, con l’ariosità degli archi, l’intimismo riflessivo, i respiri della natura…
Anche qui c’è un grande lavoro degli archi che credo contribuisca ad ‘elevare’ il pezzo da semplice canzone a momento topico del disco. C’è una canzone dei Finisterre che si chiama ‘Ode al mare’ contenuta ne ‘La meccanica naturale’ di cui questo pezzo è un pò il proseguimento. Il testo è infatti in parte mutato dal pezzo dei Finisterre e l’atmosfera ‘marina’ è la stessa, anche se poi ‘Capo nord’ si spinge in territori diversi. Mi piace molto comporre questo tipo di canzoni ‘ariose’ e piene di spazio, quasi come se fossero film in widescreen. Narra di due persone che hanno problemi di comunicazione e che solo davanti all’immensità del paesaggio di Capo Nord perdono un poco le loro egoiste individualità per fondersi con la natura e riavvicinarsi.
A metà tra Battiato e Battisti, “Una nuova stagione” con la voglia di “volar via verso un’idea, una nuova stagione”… si ricollega alla canzone finale con la voglia di tapparsi le orecchie… e ci porta alla ricerca del vero senso della vita, tra pulsioni armoniche…
Nel disco ci sono 3 pezzi ‘di protesta’; ‘Musica strana’, ‘Una nuova stagione’ e ‘It’s time to land’. Questo è un fatto decisamente nuovo per me, dopo anni di testi tipicamente ‘prog’. Devo dire che negli ultimi tempi ho sviluppato una forte rabbia e insofferenza nei confronti delle cose che musicalmente (e non solo) non funzionano in Italia. Così ho preso il toro per le corna e ho deciso di dirle e di cantarle. Il testo delle strofe di ‘Una nuova stagione’ è formato da frammenti di frasi trovate su Facebook. Frasi a loro modo ‘filosofiche’ (ma in realtà di una banalità e vuotezza da far paura) spesso prese da libri di sedicenti ‘scrittori’ che vanno per la maggiore nel nostro paese. Le ho isolate e lo ho unite l’una all’altra senza soluzione di continuità perché possano descrivere il senso di povertà culturale che al momento impera. A queste ho contrapposto il ritornello dove auspico il fuggire via e il liberarsi da tutta questa banalità per trovare appunto ‘una nuova stagione’. Cosa che credo tutti ci auguriamo.
“In Cantina” è decisamente battistiana. Sulle corde di Lucio per parlare d’amore, di vita, di cose semplici. E il pane e salame sembra una citazione del grande Lucio (Il Salame dell’album “Anima Latina”).
L’altro grande musicista più volte citato nel mio disco è appunto Lucio Battisti. Battisti, a differenza di Battiato, è stata una scoperta relativamente recente (diciamo degli ultimi 15 anni). E ho scoperto un Battisti grande e spericolato sperimentatore. Un uomo che anche all’apice della sua carriera ha osato e se ne è uscito fuori con dischi tipo ‘Anima latina’. Per non parlare poi della conclusiva, e assai ostica, fase con Panella. Nella sua discografia ci sono capolavori assoluti che non potevo fare a meno di scoprire e dai quali alla fine non potevo non essere influenzato.
“In cantina” è forse il momento più ‘battistiano’ del disco. Come avrai capito in questo lavoro ho lasciato da parte l’originalità a tutti i costi e ho fatto emergere le mie influenze più forti perché queste potessero in qualche modo raccontassero un pò chi io sono, cosa ascolto, cosa mi ha influenzato. In questo pezzo c’è anche una lunga coda strumentale molto crimsoniana (King Crimson primi anni ’80) e questa dei mix strani è un’altra delle mie fissazioni. Ho pensato cosa sarebbe stata un’unione tra il Battisti delle seconda metà degli anni ’70 e i King Crimson. Questo è il risultato e devo dire che creare questi ‘Frankenstein’ musicali, unendo varie situazioni apparentemente distanti tra di loro, mi piace molto e penso che alla fine si possa creare un prodotto originale anche unendo elementi noti ma diversi. ‘Il pane e salame’ del testo è un omaggio al pezzo di Battisti ma per il resto l’atmosfera della mia canzone è molto distante da quella de ‘Il salame’ e da ‘Anima latina’ in generale.
a cura di Gaetano Menna
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