“Mi scappa da ridere”. La recensione della prima del 10 novembre.
In scena al Teatro Sistina fino al 20 novembre 2011
Dalla versione sportiva in jeans e maglietta, alla versione elegante in abito da sera rosso fuoco, alla sottoveste di seta, Michelle Hunziker si è mostrata a 360° nello spettacolo “Mi scappa da ridere”. Un one woman show, diretto da Giampiero Solari (regista anche dell’ultimo show di Fiorello “Il più grande spettacolo dopo il weekend”), costruito tutto sulla sua protagonista, sulla sua simpatia e sull’empatia che la Hunziker crea con il pubblico.
Originale la messa in scena, che colpisce immediatamente lo spettatore. Ci sono sul palco ledwall e ologrammi su cui vengono proiettate diverse immagini tra cui le scene in bianco e nero dei giovani genitori della Hunziker che sulle note di “Michelle” dei Beatles si sono innamorati (e il brano ha ispirato poi il nome della famosa figlia).
Tra le suggestive proiezioni anche quella di un’orchestra che accompagna Michelle dal vivo in ogni momento musicale come se fosse davvero sul palco. E ancora accanto a Michelle anche uno speciale compagno di viaggio: il Mago Forrest (Michele Foresta) nelle vesti del peluche Trufolo, che ha accompagnato l’infanzia della protagonista. La vera particolarità è che Trufolo è anche lui proiettato tridimensionalmente e interagisce costantemente con Hunziker davvero brava anche nei movimenti sincronizzati con l’immagine virtuale.
Tra le trovate sceniche da sottolineare anche la presenza di un pianista “mobile”, unico musicista fisicamente presente sul palcoscenico, che si sposta continuamente seduto dietro il suo pianoforte entrando e uscendo di scena da un grosso oblò che ha la forma di un gigantesco obiettivo di una macchina fotografica che si apre e si chiude.
Michelle Hunziker è una straordinaria padrona di casa, perfettamente a suo agio sul palco del Sistina (che già l’ha accolta in occasione di due commedie musicali, “Tutti insieme appassionatamente” nel 2005 e “Cabaret” nel 2007). Un’artista poliedrica che sa intrattenere il pubblico, ballare e cantare (divertenti le traduzioni tedesche di alcune canzoni italiane proposte, da “Champagne” di Peppino di Capri a “Finché la barca va” di Orietta Berti). Le luci, stile Broadway, sono tutte puntate su di lei che racconta, sempre con ironia, le proprie esperienze vissute anche in veste di mamma che oggi si trova a confrontarsi con una figlia adolescente.
Sul palco anche sei ballerine che propongono le irresistibili coreografie di Bill Goodson: Dalila Frassanito, Giulia Federico, Martina Grilli, Giovanna D’Angi, Francesca Nerozzie Margherita Siesto. Ballerine bravissime e donne di aspetto comune, senza fisici scolpiti che dimostrano anche l’interesse della stessa Hunziker verso l’universo femminile (è testimonial tra l’altro della Fondazione Doppia Difesa, pensata come sostegno per le donne che subiscono violenza, nda).
Ci sono diversi motivi per cui vale la pena vedere questo spettacolo, innanzi tutto per emozionarsi all’ascolto della “favola del 7”: Hunziker, dietro un grande leggio, declama agli spettatori la fiaba della sua storia d’amore con Eros Ramazzotti, coronata dalla nascita della figlia Aurora. Certo ad essa non è stato assicurato il lieto fine… d‘altronde – ci ricorda la showgirl – c’est la vie, non sempre nella realtà le storie terminano con la formula di rito “e vissero felici e contenti…”.
Uno spettacolo divertente in un’atmosfera aurea, arricchita dagli splendidi costumi delle ballerine (creati da Grazia Materia) che terminano con delle affascinanti code luminose. Il collante delle performance è tutto nella Hunziker, che travolge la platea con la semplicità, il sorriso contagioso ed il trascinante entusiasmo.
Monica Menna
Approfondimento: l’articolo sulla conferenza stampa