“La bisbetica domata”. La recensione della prima del 6/12/11.
In scena al Teatro Quirino fino al 18 dicembre 2011
Finzione e vita, immaginazione e realtà, ebbrezza e sobrietà sono i binari su cui viaggia la celebre opera di William Shakespeare, “La Bisbetica domata”, messa in scena al Teatro Quirino.
Protagonista la coppia – sul palco e nella vita – formata da Edoardo Siravo e Vanessa Gravina diretta da un creativo Armando Pugliese.
Nello spettacolo viene messa in evidenza la poliedricità di Siravo. Dapprima trasandato, brillo nelle vesti “reali” del calderaio Cristoforo Sly poi gentiluomo impavido, ammaestratore della bisbetica Caterina, nel ruolo “fittizio” dell’avventuriero Petruccio. Una doppia sfaccettatura caratteriale risaltata dalla beffa ordita contro il popolano Sly; al suo risveglio post sbornia, infatti, gli viene fatto credere che sia un aristocratico (Petruccio) e che tutti i suoi ricordi siano solo frutto di una malattia psichica. Gli viene successivamente proposto di assistere ad una commedia rappresentata da una compagnia girovagante. Viene così allestita proprio “La Bisbetica domata”. Il metateatro entra prepotentemente e ironicamente nell’opera shakespeariana.
Fanno da sfondo alla rappresentazione tre distinti mondi: una taverna cinquecentesca tra tavoli di legno (nel prologo), una Padova proiettata nel futuro accompagna gli attori nella messa in scena meta teatrale (che tra l’altro vede gli attori stessi vestire in maniera moderna e le donne portare i pantaloni) e infine la casa di Petruccio dove i tanti servitori sembrano essere folletti tutti simili, con la stessa capigliatura e con lo stesso colore di capelli, che sbucano da casse di legno.
I momenti più divertenti dello spettacolo che vengono in luce sono quelli che vedono protagonisti proprio Petruccio (Siravo) e Caterina (Gravina). Il signore prepotente e la donna indomabile si oppongono sul palco in veri e propri match fisici e verbali. Da una parte Petruccio arde dal desiderio di sposarsi (soprattutto per la dote della bisbetica) e dall’altra Caterina rifiuta con tutta se stessa l’idea del matrimonio. Liti furibonde, dialoghi sarcastici e irriverenti travolgono gli spettatori sottolineate da puntuali note musicali composte da Goran Bregovic.
Attraverso gli incontri-scontri tra i due protagonisti e la vicenda parallela di Bianca (sorella di Caterina promessa in sposa) Shakespeare sarcasticamente fa riflettere gli spettatori sul concetto di vita coniugale e soprattutto sull’idea dei matrimoni per convenienza, oggetti di trattative economiche ragionate a tavolino con penna alla mano (emblema il padre di Caterina e Bianca, interpretato da Giulio Farnese, che batte all’asta le offerte migliori di matrimonio per le sue figlie).
Una sottolineatura merita Vanessa Gravina bravissima nel rappresentare la “bisbetica” scontrosa, manesca, odiosa e soprattutto nell’evidenziare la pseudo trasformazione da donna irascibile a moglie domata, affamata, assonnata. E proprio alla “bisbetica”, che alla fine mostrerà di non essere poi tanto domata e sottomessa al proprio uomo, è affidato il compito di riportarci alla realtà. D’altra parte tutto è finzione, improvvisamente ci si sveglierà dal sogno, ogni evento, ogni persona/personaggio verrà rimosso come cancellato (di grande impatto visivo a tal proposito, la trovata scenica di un enorme disco che fisicamente porta via con sé tutti gli attori dal palco). Non tutto è come sembra.
Monica Menna