“Il discorso del Re”, la recensione della prima del 13 novembre 2012.
In scena al Teatro Quirino fino al 2 dicembre.
“Il discorso del Re”, con Luca Barbareschi (che firma anche la regia) e Filippo Dini come interpreti principali, è dedicato all’incontro tra il logopedista australiano Lionel Logue (Barbareschi) e colui che diventerà re Giorgio VI d’Inghilterra. Il futuro Re è alla ricerca di una cura per la balbuzie che lo affligge, mentre si avvicinano i venti di guerra.
L’incontro-scontro tra il Re ed il logopedista diventerà un’amicizia fuori dalle righe, dalle consuetudini e dalle etichette. I dialoghi tra i due, la “cura”, i coinvolgimenti psicologici sono il cardine dello spettacolo. Il racconto si snoda tra momenti drammatici ed altri divertenti ed esilaranti.
Magistrali le interpretazioni dei due attori chiamati ad interpretare personaggi complessi che riescono a rappresentare ottimamente a tutto tondo.
Eccellente l’intero cast; in evidenza le due donne, che si mostrano determinate e forti accanto ai rispettivi mariti, la duchessa di York Elisabeth (Astrid Meloni), la moglie di Lionel Myrtle (Chiara Claudi). Altri personaggi vengono alla ribalta: Re Giorgio V (Giancarlo Previati), il Principe del Galles (Mauro Santopietro), Winston Churcill (Ruggero Cara), l’arcivescovo di Canterbury (Roberto Mantovani), il primo ministro Stanley Baldwin ( secondo ruolo di Previati).
Sentimento, determinazione, senso del dovere, sacrificio… quello proposto è teatro di parola e di emozioni forti. Suggestivo l’allestimento scenico con pannelli mobili che calano dall’alto o scorrono dalle laterali, con altri pannelli-rullo che ruotano trasformando e caratterizzando i vari ambienti, dalla casa-studio del logoterapista alla reggia, dalla cattedrale di Westminster allo studio radiofonico della BBC.
I pannelli vengono utilizzati anche come schermi su cui, di tanto in tanto, vengono proiettati filmati dell’epoca: le cerimonie di incoronazione o funebri riguardanti i membri della famiglia reale; i discorsi di Hitler (che fanno comprendere la forza della parola e la situazione storica che non ammetteva debolezze e richiedeva fluidità di linguaggio, coinvolgimento delle folle deliranti).
E’ straordinario come un testo drammaturgico che racconta la storia di un balbuziente sia vero teatro di parola, cioè intessuto con i dialoghi. «”Il discorso del Re” per me si inserisce – sottolinea Barbareschi nelle note di regia – nel filone dove il teatro resta soprattutto un inno alla voce ed all’importanza delle parole».
Nel complesso è una commedia avvincente, il cui acme è quel discorso atteso dal popolo, che il Re dovrà affrontare alla radio, riguardante la dichiarazione di guerra alla Germania hitleriana.
Toccherà al sovrano superare le debolezze ed i limiti per non mancare all’appuntamento con la storia.
Claudio Costantino