C’eravamo troppo amati. La recensione
In scena al Teatro de’ Servi fino al 21 aprile 2013
Bastano una coperta, due sedie ed un portaoggetti (tutti elementi componibili che diventano, di volta in volta, un tappeto, un tavolo, una porta di bistrot, un portone, un portalampade, addirittura un WC) per creare una scena variegata in cui si muovono i due personaggi protagonisti (ottimamente interpretati da Michele La Ginestra e Michela Andreozzi) che, a loro volta, evocano altre persone che – attraverso le loro parole e di loro gesti – prendono vita.
“C’eravamo troppo amati” è una deliziosa commedia francese di Pierre Palmade e Muriel Robin (in questa edizione diretta da Roberto Marafante) che sembra fatta apposta per questi due attori in scena e per la loro bravura.
I due personaggi sono sfaccettati: hanno difficoltà a costruire un rapporto di coppia, molto più facile romperlo; per poi scoprire che al cuore non si comanda.
Come dice il regista, quella proposta è una storia d’amore al contrario, che comincia da dove finisce. Il testo teatrale è costruito in modo da muovere tutte le corde: ironia, comicità, sensibilità, un pizzico di egoismo, fragilità, gelosia.
Lui e lei hanno anche una loro canzone del cuore, un motivetto semplice e accattivante (scritto da Antonio di Poli), una sorta di filastrocca sul coniglietto innamorato – riproposto pure al momento dei saluti – . La canzoncina in fondo testimonia un sentimento forte tra i due personaggi. E’ un fiore che, nonostante tutto, vive e splende nel deserto dei sentimenti.
Claudio Costantino