“Il Fu Mattia Pascal”. La recensione della prima del 2 maggio 2013
In scena al Teatro Quirino fino al 12 maggio
Tato Russo, come Eduardo, è affascinato e coinvolto dall’opera di Pirandello, che trova congeniale per le sue corde drammaturgiche.
Ha trasferito in commedia, “Il Fu Mattia Pascal”, uno dei romanzi più suggestivi di Pirandello, centrale nella riflessione svolta sull’ essere e sull’apparire. Siamo uno, nessuno e centomila, siamo alla ricerca della nostra identità… Il suo Mattia Pascal – che muore e rinasce come Adriano Meis, per poi morire e rinascere con il Fu Mattia Pascal – si muove nella semi-oscurità. Non c’è luce, siamo in una notte che sembra perenne (evidenziando così il pessimismo pirandelliano che invece era attenuato in Eduardo che riteneva che «addà passà ‘a nuttata», ndr).
Nel primo atto l’azione si svolge nella polverosa biblioteca comunale. Non c’è in essa però il personaggio del romanzo, don Eligio Pellegrinotto, il reverendo amico di Mattia; c’è invece un impiegato astioso che accetta malvolentieri l’incursione del nuovo guardiano di libri..
Il secondo atto è ambientato nella pensione romana che ospita Mattia sotto le spoglie di Adriano Meis. Anch’essa è semi-buia; sembra però dare un apparente sollievo nel “viaggio” di Mattia per fuggire dalle convenzioni. Fuga che si rivelerà impossibile con il protagonista che si renderà conto del suo “non-esistere”.
I personaggi entrano in scena come “apparizioni”, quasi delle ombre, indossando le maschere della vita, delle convenzioni, che nascondono il vero essere. C’è molto di Platone in Pirandello (con similitudini tra il prigioniero della caverna di Platone e l’uomo solo di Pirandello) che il drammaturgo tende a sottolineare nel suo adattamento.
Al mondo di ombre mascherate cerca di ribellarsi Mattia Pascal; esce da esso con la consapevolezza finale che non può più rientrare.
La prima romana è stata un vero successo per Tato Russo e la sua compagnia. Un lunghissimo e caloroso applauso – con gli attori che, uno per uno, giungevano al proscenio, dove si levavano le maschere pirandelliane – ha suggellato la trionfale messa in scena.
Una grande pagina di letteratura è diventata una grande pagina di teatro.
Claudio Costantino