Underfloor ricomincia da quattro. Tra new wave e progressive

Gli Underfloor (formazione 2013)

Si intitola semplicemente “Quattro” il nuovo album della band Underfloor (SuburbanSky/Audioglobe), che compie dieci anni d’attività ed è senza ombra di dubbio una delle migliori espressioni del nuovo corso fiorentino.

“Quattro” perché è il loro quarto disco, ma anche perché i dieci brani (rigorosamente registrati in analogico su nastro, per rendere il suono più caldo) sono il risultato di quattro personalità – Giulia Nuti (viola e tastiere),Guido Melis (basso elettrici e voce), Marco Superti (chitarre elettriche ed acustiche), Lorenzo Desiati (batteria) – ognuna con un suo spazio e contributo.

Quello proposto è un sound che unisce new wave e progressive e segna con decisione una svolta nella produzione dell’ensemble fiorentino: la viola diventa lo strumento solista, mentre la chitarra acustica ha ora un ruolo preminente lungo tutto il disco, sostenuta dalla robusta ritmica in primo piano di basso e batteria.

Il nuovo corso è ben rappresentato da “Indian song” (di cui è stato realizzato anche un bel video), che è una lunga cavalcata improvvisata sui sentieri psichedelici e progressive, con  Giulia che ci ricorda il violinista francese Jean-Luc Ponty con la Mahavishnu Orchestra, negli anni ‘70. In evidenza i due strumentali: “Solaris” è un suggestivo brano prog, con momenti classicheggianti;  “L’uomo dei palloni” è invece più rockeggiante.

Ancora rock  in “Stomp” con echi del violino di Papa John Creach. In altre occasioni la band muta registro puntando su atmosfere melodiche e magiche, con testi sempre rigorosamente nella lingua del Bel Paese,  come in “Lei non sa”, “Don’t mind” (che, a dispetto del titolo, ha sempre il testo in italiano).

La traccia d’apertura “Come un gioco” è trascinante e accattivante. E poi ci sono brani, come “Sul fondo” e “Intorno a me” in cui melodia e prog, acustico e elettrico, scorrono assieme.

C’è da chiederci: qual è la frontiera? “Linee di confine”, è giocata proprio in modo da non dare limiti, con i  vari cambi repentini di atmosfera al suo interno. E tutto si amalgama perfettamente.

Gaetano Menna

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