Fernando Saunders con Lou Reed
Ai discografici Beppe Aleo e Pietro Ferri è riuscito il colpaccio di pubblicare l’album solista, di caratura internazionale, di Fernando Saunders, “Happyness” (Videoradio/Rai Trade, 2013).
Nato a Detroit (Usa), Saunders è un noto ed apprezzato bassista, vocalist, compositore e produttore. Sin dagli anni ‘80 ha solcato i palchi di tutto il mondo, lavorando con artisti del calibro di Joan Baez, Jimmy Page, Eric Clapton, Steve Winwood, John McLaughlin, Joe Cocker, Slash, Tori Amos e persino Luciano Pavarotti. Ha all’attivo un’intensa collaborazione con Lou Reed e Marianne Faithfull ed ha partecipato al prestigioso progetto The Jeff Beck/Jan Hammer Group (e nel nuovo disco, il brano “Reviens Chèrie” è impreziosito proprio dal solo di Jan Hammer).
Parafrasando il titolo, possiamo dire che è una “felicità” ascoltare questo album, raffinato ed intenso, a cavallo tra rock, pop e soul. È stato registrato nella Repubblica Ceca, a Praga ed Ostrava (a cui dedica il brano “The soul of Ostrava”).
«Happyness – annota Ferri nelle note di copertina – è un percorso dell’animo». E, infatti, il disco si caratterizza per la sua spiritualità: i respiri di “The first seven days”, l’inno “Glory of love” (con il basso che ricama con l’orchestra e le voci-strumento), la religiosità naturale di“Faith losing time” e soprattutto le atmosfere rock-gospel di “Jesus” create duettando mirabilmente con Lou Reed (che è anche autore del brano)…
Saunders canta “Plant a seed”: bisogna seminare e sperare, quando tutto sembra perduto la vita ci riserva una seconda chance. E così avviene se viene a mancare qualcuno che si ama; le foglie morte vengono sostituite dalle nuove. Concetto che riprende anche nel brano di apertura ”Feel like crying” – con ospite una superba Suzanne Vega – in cui si racconta su come, a volte, ci si possa sentire, con la voglia di piangere o di morire, continuando nonostante tutto il cammino.
Gaetano Menna