“Cetra una volta”. La recensione
In scena al Teatro Golden fino al 15 dicembre 2013
C’era una volta il Quartetto Cetra: al Teatro Golden si racconta la favola di uno degli ensemble vocali più amati dagli anni ‘40. Che è poi la fiaba successiva del varietà all’italiana, della TV in bianco e nero.
Quella raccontata dal trio “Favete Linguis” è la stessa Italia che si ritrova nella mostra a Palazzo delle Esposizioni sul “Cibo immaginario”. Un Paese che usciva dalla guerra, che ricostruiva e cullava il sogno del progresso e del boom economico.
Il trio è costituito da tre bravi artisti(Toni Fornari, Emanuela Fresi e Stefano Fresi) , di casa al Golden; ad accompagnarli un’orchestrina jazz con la talentuosa sassofonista e vocalist Cristiana Polegri.
I Favete Linguis fanno rivivere le atmosfere retrò dei Cetra, le loro canzoni ma anche il loro umorismo e l’inventiva con le parodie dei classici come l’ “Otello” di Shakespeare (e non a caso recensendo l’ “Othello” degli Oblivion al Teatro Sala Umberto abbiamo parlato di “Cetra 2.0, ndr”).
Gli impasti vocali e la verve scenica sono il punto di forza dello spettacolo, mentre sul grande schermo alle spalle degli artisti scorrono immagini e video, scovati nelle teche Rai, del quartetto omaggiato.
Ora che tutti e quattro i componenti del Quartetto Cetra sono scomparsi (Giovanni “Tata” Giacobetti nel 1988, Felice Chiusano nel 1990, Antonio Virgilio Savona nel 2009 e più recentemente Lucia Mannucci nel 2012) era doveroso ricordare ed omaggiare un gruppo originale e spettacolare che, con garbo, ironia, talento, ha cambiato la storia della canzonetta (e del varietà).
Alle canzoni del Quartetto Cetra i Favete Linguis hanno dedicato anche un pregevole CD (in vendita nel foyer del teatro), che permette di portarsi un pezzetto di storia (e di ricordi) a casa.
Claudio Costantino