Sala Umberto: tre donne nella polvere della vita

“I blues”. La recensione della prima del 20 ottobre.
In scena al Teatro Sala Umberto fino a 8 novembre 2015

“I Blues“di Tennessee Williams – al Teatro Sala Umberto fino a domenica 8 novembre – sono tre atti unici, concepiti come un’unica rappresentazione. Il teatro ha l’andamento musicale del blues; la vitalità della musica degli ultimi, il sudore dei campi di cotone. Williams è noto per celebri testi teatrali (Un tram chiamato desiderio, la rosa tatuata, la gatta sul tetto che scotta…). La regia della rappresentazione è di Armando Pugliese.

Una  superba, versatile, ironica, drammatica Elena Sofia Ricci porta in scena tre donne “anonime”. Donne meravigliose, ricche di sfaccettature, sanguigne, vitali ma estremamente fragili e vulnerabili. La vita spietata finisce inevitabilmente per ferirle e gli uomini accanto non fanno nulla per salvarle, per alleviare la loro sconfitta. Un ritratto impietoso di un’America senza sogni, di eroine mancate e sopraffatte.Gli altri interpreti, tutti di grande spessore, sono Mimmo Mancini, Mimmo Mignemi, Lorenzo Ciambrelli.

Già, dov’è il sogno americano? Viene da chiedersi assistendo alla rappresentazione.

La polvere si accumula metaforicamente e materialmente sull’ american dream. La polvere di un circo abbandonato, che non ha luci sfolgoranti, numeri stupefacenti; la polvere di una piantagione di cotone, con brandelli di raccolto che si appiccica addosso; la polvere ancora di un appartamento trasandato, sudicio.

Non ci sono interruzioni per i cambi di scena che avvengono a sipario aperto. Si parte con “Proibito” (Questa ragazza è di tutti) a cui si rifà il film di Sydney Pollack. La protagonista è  l’adolescente Willie che, camminando lungo un binario morto, raccontava la tragica storia della sorella maggiore ad un coetaneo incontrato per caso. Quindi è la volta di “27 vagoni di cotone” con Flora che, in una piantagione di cotone, con la complicità o il menefreghismo del marito Jake, dovrà sopportare i soprusi di Vicarro. “Ritratto di Madonna” con il personaggio della “signorina” Lucrezia Collins nel suo salotto dove dominano abbandono, disordine, giornali abbandonati e… polvere. Lucrezia racconta di abusi sessuali (che ha immaginato nella sua mente sconvolta) al portiere ed al ragazzo dell’ascensore che attendono il medico e l’infermiera che la porteranno al manicomio. 

Il blues non si ascolta mai ma è tatuato sulla pelle delle tre donne, che avevano sogni straordinari persi nella polvere della vita.

Brunella Brienza

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