“Modigliani”. La recensione della prima dell’8 marzo 2016.
In scena al Teatro Quirino fino al 20 marzo.
Marco Bocci, nel portare in scena “Modigliani” – al Teatro Quirino dall’ 8 al 20 marzo – indubbiamente ha seguito il consiglio della moglie, l’attrice Laura Chiatti. Lo si legge nel messaggio – che la consorte gli ha inviato e che fa bella mostra sullo specchio del suo camerino- in cui c’è un’esortazione che dice: “Dai a lui (Modigliani) la tua potenza e fatti dare in cambio, per interpretarlo, il suo ‘dolore’, vedrai che ne uscirà un capolavoro”.
Bisogna riconoscere che Bocci è riuscito nell’ intento di unire potenza e dolore, di dare al suo personaggio i tratti del pittore maledetto e assetato di vita, ma sofferente, straziato, con il volto scavato. Modigliani, con la turbecolosi che lo minava nel fisico, avrebbe dovuto vivere in una località di mare ma non era riuscito ad allontanarsi da Parigi che considerava punto focale dell’avanguardia e della sua arte.
La rappresentazione, scritta e diretta da Angelo Longoni, racconta la vita e l’arte del pittore attraverso gli incontri con le donne che lo affiancarono (personaggi reali ma anche simbolici che hanno scandito i diversi periodi della sua arte): Kiki de Montparnasse (prostituta e modella famosissima nell’ambiente artistico, interpretata da Giulia Carpaneto) nel primo periodo, che è quello dell’avvio della distruzione fisica per la dipendenza da alcol e droghe; Anna Achmatova (poetessa russa – che, nonostante lo avesse conosciuto in viaggio di nozze, avrà con lui un’intensa storia d’amore – portata in scena da Vera Dragone); Beatrice Hastings (giornalista che visse con lui un amore che faceva scintille, interpretata da Romina Mondello); Jeanne Hébuterne (giovanissima – che gli darà un figlio e sarà in attesa del secondo quando il poeta mori, cosa che la spinse a suicidarsi – portata in scena da Claudia Potenza).
L’allestimento è superbo con velo a fili posto davanti alla scena per effettuare su di esso proiezioni. Scorrono così immagini, grafica multimediale ma anche la riproduzione delle tante opere realizzate dall’artista (per la selezione Longoni si è avvalso della collaborazione dell’Istituto Amedeo Modigliani). La grafica multimediale racconta nel racconto e la scenografia è anch’essa una sorta di quadro.
Chiudiamo con una sottolineatura del messaggio di Laura Chiatti al marito: “Le persone ritratte da Modigliani, dicevano che si sentivano spogliate nell’anima e questo è quello che provoca a chiunque il tuo sguardo”. Indubbiamente una grande interpretazione quella di Bocci, che propone il Modigliani degli sguardi magnetici, della fisicità, della debolezza, del tormento interiore.
Claudio Costantino