“Lei è ricca, la sposo e l’ammazzo”. La recensione
In scena al Teatro Quirino fino al 24 aprile 2016
Molto particolare la rilettura teatrale del film “È ricca, la sposo e l’ammazzo (A New Leaf)” – del 1971 diretto da Elaine May con Walter Matthau – e del racconto di jack Richtie). La pièce – ora in scena al Teatro Quirino, fino al 24 aprile 2016 – si intitola “Lei è ricca, la sposo e l’ammazzo”; il testo è di Mario Scaletta, la regia di Patrick Rossi Gastaldi. In scena come protagonisti Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio.
La pellicola è un punto di riferimento ma poi il testo teatrale opera modifiche sostanziali nel canovaccio della storia che possiamo riassumere così: uno squattrinato cerca una moglie ricca per risolvere i suoi problemi finanziari e quindi levarsela di torno ammazzandola. La particolarità della presente rilettura teatrale è data dai toni quasi farseschi.
Nei vari siparietti con cui si sviluppa il racconto i personaggi sono quasi delle maschere della commedia dell’arte. Insomma, siamo davanti ad un testo e ad un gruppo di attori che conosce bene la tradizione teatrale italiana a cui si ispira per realizzare situazioni e battute divertenti. Jannuzzo, nella parte di Orazio Pignatelli, poi è molto diverso da Matthau . Mentre l’attore francese è più sornione, lui è più irruento e – come dicevamo – più vicino alla commedia italiana, napoletana e siciliana.
Brava la Caprioglio – che deve nascondere e limitare la sua prorompenza fisica – nel ruolo della sciatta, imbranata e lunatica Albertina.
Teatro affollato, anche se, quella in cui eravamo presenti, non era la giornata della prima, ed è un buon segno. Il pubblico è caloroso e si diverte, cosa apprezzata dal “capocomico” che, alla fine dello spettacolo, presenta uno ad uno i componenti della compagnia (Antonella Piccolo, Claudia Bazzano, Antonio Fulfaro, Cosimo Coltraro).
Claudio Costantino