“Il divorzio dei compromessi sposi”. La recensione della prima stampa.
In scena al Teatro Sala Umberto fino all’8 gennaio 2017.
“Il divorzio dei compromessi sposi” è la nuova versione della commedia cult di Carlo Buccirosso, da lui scritta, diretta ed interpretata, in programma al Teatro Sala Umberto per tutte le feste natalizie 2016/17. Una dissacrante commedia da anni portata in scena con successo dall’artista napoletano, che ora è stata rivisitata ed aggiornata ed è una completa e spassosa commedia musicale, un musical-parodia dei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.
Renzo e Lucia qui sono i “compromessi sposi” che sperimentano, a loro spese, “la separazione prematrimoniale, non consensuale, a tasso di interesse fisso”.
Nella commedia infatti si propone la storia dell’opera manzoniana attraverso canzoni odierne riadattate (da “Il triangolo” di Renato Zero, alla “Storia di Marinella” di Fabrizio De André, da “Je so’ pazz” di Pino Daniele a “Perdere l’ amore” di Massimo Ranieri, solo per citarne alcune); geniale raccontare il momento drammatico della peste a Milano con il moonwalk di Michael Jackson.
Lo spettacolo affonda le proprie origini nelle parodie musicali dei classici letterari eseguite negli anni Sessanta dal famoso Quartetto Cetra e negli anni Novanta dal Trio Marchesini-Lopez-Solenghi.
Il gioco teatrale prosegue ora nella rilettura di Buccirosso delle vicende più significative accadute su quel ramo del lago di Como; così Don Rodrigo (Carlo Buccirosso) diventa un camorrista di Secondigliano emigrato a Nord con i suoi due scagnozzi (i bravi), l’ Innominato diventa “il padrino” mafioso del nord Italia… per divertire si ricorre anche ad uno spassoso mix dialettale (con la perpetua che parla in veneto ma spesso le scappano frasi in dialetto napoletano). Lo spettacolo è arricchito anche dai balli (con le coreografie di Rita Pivano).
Nutrita la compagnia (con Gino Monteleone ed una dozzina di altri attori in palcoscenico). Gli interpreti – grazie a atmosfere, ambienti, costumi antichi (scene di Gilda Cerullo, costumi di Maria Pennacchio) – sanno catapultare gli spettatori nell’epoca seicentesca, anche se la realtà viene sempre ricondotta ironicamente ai nostri giorni.
Gli spettatori si divertono molto e sono tornati ad applaudire numerosi questo “classico”, ad alto indice di gradimento, del repertorio di Carlo Buccirosso.
Brunella Brienza