“Filumena Marturano”. La recensione.
In Scena al Teatro Quirino fino al 29 gennaio 2017.
Non è facile portare in scena un grande classico del teatro come “Filumena Marturano”; troppo “ingombrante” l’eredità lasciata da Eduardo De Filippo. Nelle memoria resta indelebile la rappresentazione con Filumena interpretata da Titina De Filippo e con Domenico Soriano impersonato dallo stesso Eduardo. Ma grandi Filumena furono anche Regina Bianchi, Pupella Maggio.
“Filumena Marturano” diretta da Liliana Cavani (alla sua prima regia di prosa) è in scena al Teatro Quirino dal 10 al 29 gennaio 2017; dimostra concretamente che il modo migliore per rendere omaggio a Eduardo è quello di lavorarci sopra, di vitalizzarlo con la propria sensibilità. E il pubblico ha apprezzato questa scelta coraggiosa, tributando lunghi applausi e richiamando più volte in scena tutto il cast.
La Cavani ha pensato ad una rappresentazione (originariamente prevista in tre atti) come atto unico, senza intervalli, con veloci cambi di scena a luci abbassate senza che si chiuda il sipario.
Quello di “Filumena Marturano” è un testo profondamente etico che si è interrogato sull’aborto, sui figli fuori da matrimonio e sulle famiglie allargate e lo ha fatto in un’epoca in cui non c’erano in materia indirizzi normativi e si navigava a vista. Una commedia scritta di getto da Eduardo per la sorella Titina che desiderava un testo in cui ci fosse un ruolo da protagonista femminile.
Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses hanno il merito, innanzi tutto, di fare loro questa commedia, di esprimersi con il proprio valore, la propria caratura. Certo, alcune volte, tra le pieghe della recitazione, emerge Eduardo (ma non è un’imitazione, ma l’acquisizione di un linguaggio teatrale). De Filippo è nel bagaglio culturale e professionale dei due interpreti principali.
Due ore intense di grande teatro ed una eccezionale prova per i due bravissimi interpreti principali ed i due formidabili comprimari Mimmo Mignemi e Nunzia Schiano. Ma anche gli altri componenti della compagnia si impegnano al massimo (Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Gregorio Maria De Paola, Eduardo Scarpetta, Fabio Pappacena).
Una delle ambientazioni è il salotto borghese dell’abitazione di Domenico Soriano, con mobili autentici anni Quaranta, dove al centro troneggia un quadro di cavalli che corrono liberi. A ricordare – e lo dice anche una delle battute del copione – che nella vita c’è la stagione della corsa a briglia sciolte e quella della riflessione, in cui emerge il bisogno di famiglia, di riallacciare i legami di sangue e non.
Claudio Costantino