“I suoceri albanesi”. La recensione della prima del 7 febbraio.
In scena al Teatro Sala Umberto fino al 19 febbraio.
“I suoceri albanesi” – commedia scritta da Gianni Clementi e diretta da Claudio Boccaccini – con ironia e comicità affronta temi di viva attualità, come quelli dei rapporti genitori-figli e dell’integrazione sociale.
Il protagonista è un consigliere comunale di sinistra, aperto al nuovo ed all’integrazione (Francesco Pannofino) ma che viene spiazzato dalla relazione della figlia (Elisabetta Clementi) con un muratore albanese. La moglie del politico (Emanuela Rossi), giornalista, è una esperta di cucina light a cui dedica libri e interviste. Rispetto alla versione originale il testo è stato rimaneggiato. La coppia ora ha solo una figlia (e non più due figli)
Con i due protagonisti principali l’amica di lei (Silvia Brogi) ed il vicino che è un gay logorroico (Andrea Lolli). Eppoi i due lavoratori albanesi, padre e figlio (Maurizio Pepe e Filippo Laganà), che mostrano orgoglio di patria, valori forti, senso di appartenenza ,che noi italiani – lascia intendere l’autore – abbiamo perso.
In un ambiente borghese, improntato al politically correct, irrompono i due allbanesi (padre e figlio) che portano anche una ventata nuova, che porta benefici alla figlia.
In evidenza Pannofino (reduce dl successo al Brancaccio con “Se il tempo fosse un gambero”) che qui propone un personaggio che è totalmente nella sua vis comica. Ottima performance anche per i due giovani attori (Laganà e Clementi) che dimostrano pienamente che buon sangue non mente. Una sottolineatura va fatta per Maurizio Pepe, al suo debutto teatrale, a caratterizzare, con grande verve il padroncino albanose che ha saputo trovare la sua strada e vivere dignitosamente.
Brunella Brienza
R