“Voce di donna”. La recensione della prima del 23 marzo.
In scena al Teatro Brancaccino fino al 26 marzo 2017
Una donna con un imponente abito da sposa nero. Una donna che l’amore lo ha solo sfiorato e che vive nel dolore costante, in cui l’unico conforto è la musica.
“Voce di donna”, di e con Melania Giglio, è un altro tassello del teatro al femminile, in scena al teatro Brancaccino con la rassegna “Una stanza tutta per lei”.
Qui si circumnaviga il “male oscuro” come lo definirebbe lo scrittore Giuseppe Berto. Quello proposto da Melania è un lungo monologo intervallato da canzoni. Un teatro di parole (e canzoni) che mostra le grandi capacità dell’attrice (e autrice) protagonista.
Il personaggio interpretato fa fatica a parlare, dal momento che le occasioni di raccontarsi sono davvero poche. Le sue parole però sono macigni. È sola, emarginata o auto-emarginata, con ferite interiori evidenti. Eppure il suo canto è straordinario, soprattutto quando affronta brani di matrice blues per i quali sfodera una voce black alla Janis Joplin.
Una drammaturgia che ha conquistato la platea, che ha tributato all’attrice un prolungato ed intenso applauso.
Claudio Costantino