“La moglie. Viaggio alla scoperta di un segreto”. La recensione della prima del 30 marzo.
In scena al Teatro Brancaccino fino al 2 aprile 2017
L’attrice, Cinzia Spanò, è già in scena, seduta, immobile mentre gli spettatori accedono in sala. Una musica elettronica, cupa, magnetica fa da colonna sonora. La scena, oppressiva, accoglie il racconto della moglie dello scienziato Enrico Fermi che fece parte del team che mise a punto la bomba atomica di Hiroshima.
Inizia così “La moglie. Viaggio alla scoperta di un segreto” di e con Cinzia Spanò, con la regia di Rosario Tedesco.
La sua storia ha similitudini con quella di “Amore e Psiche” di Apuleio.
La coppia si trasferisce negli Stati Uniti, nel villaggio annesso ai laboratori di Los Alamos (ma allora non aveva neppure un nome).
Qui gli scienziati stanno mettendo a punto una ricerca segretissima e tornano in famiglia solo la notte. Gli incontri tra marito e moglie, come quelli tra Eros e Psiche avvengono solo la notte, al buio. La dama come Psiche cerca la verità, vuole svelare il vero volto del suo uomo…
Cinzia si cala con grande tensione e partecipazione nei panni della moglie dello scienziato, di fatto segregata, che scoprirà a tragedia compiuta che il marito è coinvolto in un progetto di morte enorme, inaccettabile, incomprensibile.
Tutto è per lei ovattato, sepolto sotto il peso di una colpa enorme e imperdonabile. La cessazione del conflitto bellico è stata raggiunta con un prezzo enorme e non c’è pace nell’io interiore.
Una storia di donna drammaturgicamente ben scritta e superlativamente interpretata.
Il coinvolgimento dell’attrice è totale; scava e propone tutte le sfaccettature del suo personaggio, fino ad arrivare al culmine, a scoprire il non- senso di una scelta professionale e di vita, con il macigno oppressivo della colpa, con il vuoto interiore e l’annichilimento della verità.
Un altro tassello di una rassegna al femminile che sa toccare tutte le corde dell’anima.
Claudio Costantino