Paolo Farina è un musicista eclettico. Ha avviato i primi passi negli anni Settanta come paroliere di un noto brano del gruppo rock progressive Maxophone, “Al mancato compleanno di una farfalla”. La farfalla (”farfalle di libertà” scrisse all’epoca Ciao 2001) è un simbolo che ha caratterizzato profondamente i Maxophone. Al prog ed alle farfalle Paolo Farina è ritornato nel 2014 con il CD “Humana Prog – Fiori Frutti Farfalle” … un bellissimo disco di prog finemente cesellato, sognante, raffinato e che si riallaccia alla migliore tradizione degli anni Settanta. Ma l’artista ha spaziato in vari campi con progetti molto interessanti: come gli Etnoritmo (nel campo della world music), Vallone (canzone d’autore). L’ultima sua iniziativa si proietta totalmente nel blues.
Il nuovo disco,registrato a settembre scorso ed ora in fase di missaggio, si intitola “Canzoni in BlUeS” e comprende dieci brani. La parola “blues” è scritta sulla cover in modo da poter leggere il titolo anche come “Canzoni in bus”, cioè canzoni da cantare tutti insieme, come durante una gita scolastica (ed un bus su strade polverose appare nell’immagine di copertina). Sotto il titolo c’è scritto “volume uno” perché per il disco già si pensa ad un seguito (ed otto nuovi brani sono già scritti).
Il CD si profila come un’autoproduzione, che è libera come una farfalla; va segnalato che il 10 novembre 2017 parte la campagna Musicraiser per raccogliere i fondi occorrenti per la sua pubblicazione.
Abbiamo ascolta to in anteprima i primi due brani di cui è stato completato il missaggio:”Ci stanno i lupi” e “Ehi tu Fabrizio” (dedicato a Fabrizio De André?). Blues sanguigno e contemporaneo che affonda nei modelli classici, arricchito da armonica, chitarre e sonorità vintage. Un album realizzato pensando ai bluesman italiani, come Eugenio Finardi e Fabio Treves
Farina ama scrivere e proporre brani originali. “Nel corso degli anni ho scritto e cantato diverse canzoni blues – ha detto -. Il blues è una musica universale che arriva direttamente all’anima dell’ascoltatore, anche se cantata in una lingua diversa dall’inglese; d’altronde la sua vera origine non è negli States ma in Africa”.
Gaetano Menna