TEATRO QUIRINO
dal 19 febbraio al 3 marzo
LA CENA DELLE BELVE
con
Marianella Bargilli
Francesco Bonomo
Maurizio Donadoni
Ralph Palka
Gianluca Ramazzotti
Ruben Rigillo
regia associata
Julien Sibre e Virginia Acqua
Sette amici – nell’Italia del 1943 durante l’occupazione tedesca – si trovano per festeggiare il compleanno del loro ospite. Quella stessa sera però vengono uccisi due ufficiali tedeschi nei pressi della loro palazzina e per rappresaglia la Gestapo decide di prendere due ostaggi per ogni appartamento. Il comandante tedesco dell’operazione riconosce però nel proprietario dell’appartamento dove si trovano i sette amici, il libraio dal quale spesso compra delle opere, e per mantenere un singolare rapporto di cortesia avverte che passerà a prendere gli ostaggi al momento del dessert, lasciando loro la scelta dei due ostaggi. Qui comincia “la cena della belve”.
Ognuno dei commensali cerca di salvare la propria pelle e davanti alla paura della morte l’amicizia cade tirando fuori il peggio di ogni persona. Il testo di grande qualità alterna momenti di alta tensione ad altri di risate e divertimento.
“Le Repas des fauves” (“La cena delle belve”) dell’autore siriano Vahé Katchà è stato un pluripremiato spettacolo teatrale francese tra i maggiori successi delle ultime cinque stagioni parigine. Va in scena dal 19 febbraio 2019 al Teatro Quirino
L’edizione italiana è stata fortemente voluta da Gianluca Ramazzotti che, oltre che interprete, ne è produttore. Si basa sul testo tradotto e adattato da Vincenzo Cerami edè stato uno degli ultimi suoi lavori ed anche per questo è ancor più importante.. L’elaborazione drammaturgica è di Julien Sibre, che è anche co-regista con Virginia Acqua.
“Cerami – ha ricordato Ramazzotti – in ogni singola pagina è riuscito a calare la storia nel nostro contesto italiano, dando ai personaggi quelle sfumature nostrane in punta di penna, avvicinandone l’anima al gusto italiano, quasi a far pensare che quelle vigliaccherie, spavalderie o piccole meschinità siano quasi più vicine a noi italiani che ai nostri cugini d’oltralpe”.
Claudio Costantino