“Neanche il tempo di piacersi”. La recensione.
In scena al Teatro della Cometa fino al 29 febbraio 2020
Marco Falaguasta racconta la generazione dei ventenni degli anni Ottanta. Lo fa con un’esilarante nuova commedia – “Neanche il tempo di piacersi” – scritta a sei mani con Alessandro Mancini e Tiziana Foschi della Premiata Ditta (che cura anche la regia della pièce).
Un monologo tra teli stesi come panni al sole su cui proiettare immagini e che diventano i binari di un treno che scorre, che è un po’ il transatlantico Rex del film Amarcord di Fellini. A rappresentare il mondo dei sogni, il tempo che fugge, il viaggio della vita.
La mia generazione è arrendevole – osserva l’attore – non ha fatto il Sessantotto, non ha avuto tensioni morali utopiche. Si è lasciata andare, non riesce ad avere polso con i figli, non riesce a ribellarsi ai soprusi nella società.
Si alternano divertentissimi racconti di fatti veri e veritieri in cui molti spettatori si ritrovano.
Il progresso ed i nuovi strumenti di comunicazione non vedono impreparati i cinquantenni di oggi davanti ai giovani nativi digitali; però hanno memoria e nostalgia di un mondo passato più spensierato, più giocoso, più naïf.
Falaguasta non manca di ritornare sul tema della burocrazia (affrontato nella scorsa stagione teatrale nella commedia “Cotto e stracotto”) che affligge tutti ma che la sua generazione, non abituata a ribellarsi, subisce con rassegnazione.
Insomma la sua è una pièce scanzonata, comicissima, ironica che non manca di far riflettere ed immedesimarsi sulle vicende familiari, alle prese con i giovani di oggi che vivono in un loro mondo, difficile da capire ma che ai genitori fanno tanta tenerezza; a cui concedono tanto, forse troppo.
Un grande Falaguasta, mattatore per 90 minuti di grande teatro di vita reale, che guarda con occhi (dis)incantati la Roma d’oggi e le sue contraddizioni.
Scorrono sui binari della comicità amore, nostalgia, ironia, pazienza, rassegnazione… mentre il treno fugge via, senza fermarsi; senza neanche il tempo di piacersi, per l’appunto.
Claudio Costantino