Qualcuno volò sul nido del cuculo. La recensione
In scena al Teatro Sala Umberto fino al 13 novembre 2022
L’adattamento teatrale di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” dello scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, la regia di Alessandro Gassmann, le grandi capacità attoriali del cast, hanno permesso di realizzare un vero gioiellino teatrale degno del romanzo di Ken Kesey del 1962, della piéce per Broadway del 1971 di Dale Wasserman e del film cult del 1975 diretto da Miloš Forman, che è entrato nella storia del cinema.
“Qualcuno volò sul nido del cuculo” ha davvero colpito gli spettatori ed alla fine dello spettacolo, da noi visto al Teatro Sala Umberto di Roma, c’è stata una vera e propria ovazione, con il pubblico in piedi ad applaudire calorosamente.
Indovinata l’idea di Gassmann e de Giovanni, di ambientare la vicenda in una clinica psichiatrica campana nel 1982, l’anno in cui l’Italia vinse i mondiali di calcio.
Gli attori riescono a interpretare a tutto tondo la brigata di ospiti dell’ospedale psichiatrico che fanno pietà e tenerezza, per la loro fragilità, che li pone alla mercè del “potere”. Danise lotta per la loro dignità, per i loro diritti, contro i soprusi. Diventa il il paladino che si oppone alle prevaricazioni ed ai regolamenti ottusi di una suora senza umanità.
Nei panni di Randle McMurphy (ora Dario Danise) – il delinquente che si finge matto e che nella celebre pellicola furono indossati da Jack Nicholson – c’è il bravissimo Daniele Russo. In evidenza Mauro Marino (che interpreta il “presidente” dei matti), Viviana Lombardi (la perfida suora) e Gilberto Gliozzi (Ramon, il gigante sordomuto che, grazie al sacrificio di Dario raggiungerà la libertà). Ma è tutta la compagnia a realizzare un’accattivante e coinvolgente performance. Certo è una pièce drammatica, ma si ride anche tanto.
Come sottolinea Gassmann nelle note di regia, siamo di fronte ad “un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere”.
Gassmann regista teatrale ha sempre avuto la capacità di coinvolgere e sorprendere la platea. Il suo taglio cinematografico della narrazione e gli elementi di videografia che introduce (curati da Marco Schiavoni) danno liricità ai personaggi ed alla vicenda. Le musiche originali, di Pivio & Aldo De Scalzi, anch’esse contribuiscono alle scelte filmiche.
Brunella Brienza