Teatro Sala Umberto: il canto per il verbo umanato


“La Cantata dei Pastori per la nascita del verbo umanato”. La recensione.
In scena al Teatro Sala Umberto fino al 3 dicembre 2023

La Cantata dei Pastori per la nascita del verbo umanato“, per Peppe Barra decisamente è un work in progress. La porta in scena dal 1977 e ci lavora continuamente. Ricordiamo, tra l’altro, l’opera in due atti che aveva scritto con Paolo Memoli.

Ora l’ha rinnovata completamente a quattro mani con Lamberto Lambertini ed è diventato un atto unico. Nuove scene, nuovi costumi e musiche, nuovi attori e cantanti.  La rappresentazione è liberamente ispirata all’opera teatrale sacra di Andrea Perrucci della fine del XVII secolo.

L’opera combina elementi di commedia e dramma, raffigurando una pittoresca serie di personaggi, tra cui Razzullo (Peppe Barra), scrivano napoletano in abiti settecenteschi, capitato in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore Romano, che lì incontra Sarchiapone (interpretato en travesti dalla brava e sorprendente Lalla Esposito) in fuga per i crimini commessi, mentre Giuseppe e la Vergine Maria viaggiano anche loro per il censimento. Gli altri interpreti sono Luca De Lorenzo, Serena De Siena, Massimo Masiello, Antonio Romano, Rosalba Santoro.

Ranzullo e Sarchiapone (formidabile coppia, una sorta di Totò e Peppino), si rifanno alla commedia dell’arte ed a Pulcinella; nella trama i due, costantemente affamati (come Pulcinella), incontrano numerose sfide lungo il loro cammino ma alla fine troveranno conforto e gioia dalla nascita del Messia.

Barra nei panni di Razzullo sa unire – con le sue formidabili capacità istrioniche – comicità, ironia e fede.

La trama è intrisa di umorismo, emozioni, tra diavoli mandati da Lucifero, Maria e Giuseppe, l’Arcangelo Gabriele. Un’atmosfera che unisce spiritualità e carnalità. Mantenendo quel doppio binario del sacro e profano che caratterizzava l’opera del ‘600 nella sua evoluzione popolana.

In un angolo della platea del Teatro Sala Umberto è ubicata l’orchestrina che propone le musiche dal vivo cantate da Peppe Barra, Lalla Esposito e gli altri. Le musiche sono di Giorgio Mellone.

C’è un richiamo al canto natalizio “Quanno nascette Ninno” scritto da sant’Alfonso Maria de’ Liguori nel brano clou cantato da Barra: “La canzone di Razzullo”, che incarna l’anima ed il corpo di quest’opera del popolo per il popolo.  Con Barra che canta “Quann’io nascette ninno ‘a cuorpo a mamma/ A Napule nascette muorto ‘e famma /  Mammella mia dicette:”E’ nato un altro sventurato“.

Proprio “La canzone di Ranzullo” fa comprendere come qui sacro e profano viaggino uniti, con l’incanto che è, allo stesso tempo, disincanto.

Il talento di Peppe Barra e dell’intero cast e troupe, con questa produzione senza tempo, fa rivivere lo spirito del Natale della Napoli vernacolare. È una sorta di presepio in movimento.    

Brunella Brienza

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