Joseph Fontano, newyorkese di nascita, è un nome di spicco della danza e della coreografia ma anche dell’insegnamento, con un lungo curriculum. La giornalista e scrittrice Leonetta Bentivoglio – nella prefazione del suo recente libro autobiografico “Il fulmine danzante. Quasi un romanzo” – ha annotato: “Come danzatore ha incarnato perfettamente la magia e la ribellione degli anni Settanta attraverso una danza naturale e fulminea”.
Fontano è il patron dell’Accademia Europea della Danza, che ha sede a Roma, ed ha avviato un’interessante collaborazione con l’Associazione Ariadne-Compagnia Teatro A diretta da Valeria Freiberg; si sono unite le sinergie danza-teatro con interessanti sviluppi. Ce ne parla in un’interessante chiacchierata.
Maestro può dirci come si è avvicinato alla danza?
Sono nato con la danza già dentro di me, quindi il mio percorso è stato quello di un pittore, perché vedevo il mondo a colori e volevo, in qualche modo, cristallizzare questa mia visione attraverso i pennelli. Dopodiché mi sono reso conto che potevo fare questa cosa “a colori” anche con il movimento e che avevo, in modo naturale, il dono del ballo, del movimento, della coordinazione e la grande fortuna di un fisico dotato per la danza. Quando vidi per la prima volta uno spettacolo di danza contemporaneo fui veramente folgorato e da lì mi resi conto che quello sarebbe stata la mia via e la mia vita.
Molti i premi ed i riconoscimenti ricevuti come ballerino ma anche come coreografo…
Dei premi e riconoscimenti ricevuti nella mia carriera sono onorato, però voglio fare una riflessione: non è che gli artisti cominciano a fare il loro lavoro perché vogliono premi, perché vogliono essere riconosciuti; essere artista per me è fare il mio lavoro, fare quello che sento. Poi i riconoscimenti sono arrivati e mi fanno piacere. A mio avviso i giovani la pensano come me e vogliono fare questo mestiere perché vogliono fare qualcosa di nuovo, che si ottiene quando si sperimenta, si ricerca e non si pensa di fare qualcosa di nuovo. Il “nuovo” è dentro l’artista e può venire fuori solo se poi si va oltre il talento, si studia e si crea un bagaglio culturale forte.
Nel 2017 ha fondato a Roma l’Accademia Europea di Danza che dirige e dove insegna. Ci racconta la sua esperienza? A chi si rivolge?
Dopo tanti anni dedicati a danzare, a fare coreografie ed a viaggiare per la danza – in cui ho girato tutto il mondo, anni di grandi soddisfazioni – è stato un privilegio poi insegnare, lavorare con chi si avvicina alla danza e condividere con gli allievi la mia arte; perché l’arte è la condivisione con gli altri di ciò che uno ha dentro e questo non ha limite, non ha nessun tipo di confine. Quindi mi sono dedicato all’insegnamento, svolto per quasi 30 anni all’Accademia Nazionale di Danza; poi ho voluto creare un’alternativa che è l’Accademia Europea di Danza che si rivolge a tutti coloro che vogliono approdare al mondo dello spettacolo dal vivo; quindi, ad esempio, unendo l’insegnamento della danza con quello della musica. Nella mia scuola non c’è alcun limite, tanto è vero che gli allievi approfondiscono molte tecniche ed hanno un approccio trasversale, totale anche verso il teatro, verso la parola.
Lei ha avviato un’interessante collaborazione con Valeria Freiberg, direttrice della Compagnia Teatro A? Ce ne può parlare?
Credo che la collaborazione tra associazioni teatrali, musicali e di danza, sia davvero fondamentale. Quindi quando si è presentato questo progetto di Valeria, l’ho accolto e braccia aperte, in quanto è importante, per i nostri danzatori, avere l’opportunità di andare in scena con delle cose che sono diverse dalle usuali ma di qualità e soprattutto di sostanza. Insomma la nostra è una collaborazione proficua e sono sicuro che durerà a lungo.
Teatro e danza sono un binomio perfetto. La danza è un linguaggio narrativo nell’unione tra gesto corporeo e musica e lo abbiamo visto, ad esempio, nello spettacolo SUAD della Compagnia Teatro A. Lei che ne pensa?
Sì è proprio così. In quanto alla rappresentazione “Suad” l’ho trovata molto stimolante e puntuale in relazione al momento storico che stiamo vivendo. Includendo una danzatrice, voci, musica e immagini lo si è reso uno spettacolo totale di grande intensità, di impatto e spettacolare, che sa creare anche una forte emotività in chi lo vede. L’operazione l’ho trovata perfetta, con una combinazione di elementi, un caleidoscopio, una simbiosi artistica posta in scena da Valeria, come regista, in modo davvero eccellente.
Brunella Brienza