“Lumière”, protagonisti intrappolati nella solitudine

“Lumière”, la recensione.
In scena all’Altrove Teatro Studio il 24 maggio 2024
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Lumière“, atto unico scritto da Paolo Logli e diretto da Francesco Sala, è una toccante riflessione sulle relazioni umane e sulla complessa dinamica uomo-donna ed esplora le sfide comunicative, l’autoisolamento, la paura del futuro (o meglio del presente) l’incapacità di comprensione reciproca che possono ostacolare la connessione profonda tra due individui e con la società.

Lo spettacolo ha debuttato in anteprima nazionale il 24 maggio a Roma, all’Altrove Teatro Studio; è previsto ora un tour estivo.

La commedia, evidentemente pensata ed influenzata dal lockdown, ha due piani di narrazione quello teatrale e quello musicale che si incontrano e si completano sul palco.

Al centro della narrazione troviamo Marco e Claudia, interpretati con grande intensità da Blas Roca Rey e Claudia Campagnola. I due personaggi, sono due coinquilini nello stesso appartamento, separati da una porta che nessuno dei due ha mai aperto. Si ritrovano a vivere (per scelta, per paura, per inerzia, per pessimismo leopardiano, comunque scottati dalla vicenda Covid) intrappolati in una gabbia. Sono separati dal mondo ma anche tra di loro da muri fisici ed emotivi.

Il palco rappresenta l’abitazione divisa in due appartamentini divisi da una porta. Sul pavimento del palco sono segnati i due spazi abitativi come se fossero in una planimetria, e dentro la piantina di casa agiscono lui e lei.

La solitudine ha portato i due a rinchiudersi tra le mura domestiche, isolandosi dal mondo esterno e da qualsiasi forma di relazione sociale. Paradossalmente, Claudia, ferita dalle delusioni amorose del passato, trova lavoro come operatrice di chat erotiche, comunicando a distanza, a persone sconosciute, finte emozioni.

Un ruolo fondamentale nella pièce è ricoperto dalla musica dal vivo, composta da Antonio Carluccio ed eseguita live sul palco dallo stesso cantautore e chitarrista insieme a Stefano Ciuffi (chitarra) e Matteo Carlini (contrabbasso). Le composizioni di Carluccio non si limitano ad accompagnare la vicenda, ma diventano una vera e propria voce narrante, amplificando le emozioni dei protagonisti e creando un’atmosfera coinvolgente.

Le canzoni, infatti, assumono una dimensione autonoma, intrecciandosi con la storia di Marco e Claudia e offrendo una profonda riflessione sulla solitudine, sui rapporti fittizi e sulla difficoltà di connettersi con l’altro.

In questa commedia conta molto la parola, c’è tanta narrazione, riflessione ad alta voce. E, non a caso, il CD di Carluccio – con le canzoni eseguite dal vivo – si intitola “La parola”.

“Lumière” si configura come una sorta di favola amara che, pur velata da una vena ironica e divertente (si ride tanto), mette in luce le difficoltà che ostacolano la comunicazione e la costruzione di relazioni autentiche nell’era del post-Covid. I protagonisti, segnati dalle delusioni e dalle paure, appaiono incapaci di abbandonarsi alle emozioni e di costruire un futuro al di fuori di casa.

La figura misteriosa di Lumière, amata da Claudia in modo incondizionato, rappresenta un ideale irraggiungibile, un’illusione che sottolinea la paura dell’amore e la fragilità dei legami umani.

In conclusione, “Lumière” è un’opera teatrale che invita a riflettere sui temi universali dell’amore, della comunicazione e della solitudine e come sono cambiati dopo il lockdown.

Il testo ben costruito, le intense interpretazioni degli attori, la regia efficace e le suggestive musiche dal vivo, rendono questo spettacolo un’esperienza toccante e stimolante, che colpisce per la sua forza introspettiva nella leggerezza.

B.B.

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