Il “Rocca Fest” è un festival di teatro per ragazzi che si svolge ogni anno. L’edizione 2024 si è tenuta dal 13 al 15 giugno a Tivoli, presso il Castello della Rocca Pia e le Scuderie Estensi. Ci sono stati in programma spettacoli, laboratori, incontri e premiazioni. L’evento è stato promosso dall’Associazione Ariadne – Teatro A Compagnia, con il patrocinio del Comune di Tivoli.
La direzione artistica l’ha curata Valeria Freiberg, che abbiamo intervistato al termine dell’edizione 2024 del festival.

Valeria ci racconti l’ultima edizione del Rocca Fest?
Credo che sia molto difficile parlare di una festa teatrale e Rocca Fest, prima di tutto è una festa di teatro. L’edizione 2024 si è svolta pochi giorni fa e ci vuole un po’ di tempo per riprendersi, per valutare razionalmente su ciò che viene definito “i risultati raggiunti”. Anche perché la prima sensazione che hai appena chiuso il sipario è che l’ultima edizione è stata molto più interessante delle edizioni precedenti. E parlando di Rocca Fest 2024 sicuramente posso dire , dal punto di vista di creatività, di coraggio, di proposte innovative è stato un festival incredibile. Il respiro giovane, la ricerca di linguaggi nuovi per raccontarsi, anche la dedizione al teatro, era tutto nuovo, vibrante. In questi quattro anni di vita il festival è cresciuto notevolmente, ma ciò che per me rimane fondamentale è che il festival deve essere uno spazio aperto e intenso dove l’amore per il teatro, la curiosità verso la creazione teatrale, la serietà professionale rimangono i punti fermi e indispensabili. È così è stato.

Come nasce l’omaggio a Igino Giordani, tra La repubblica dei marmocchi e Una vita in parola?
Nasce – come ogni incontro importante – casualmente. Da questo punto di vista sono fatalista e credo che non è il regista che cerca il tema, ma il tema che trova il regista. Mi ha colpito una frase di Giordani detta negli anni Settanta durante un incontro con i giovani: “Perché gli uomini troppo spesso perdono il mestiere, vorrei dire, la professione del vivente: non sanno più vivere!” È una frase che mi tocca da vicino e che, per assurdo, è incredibilmente legata alla spiritualità e al teatro, per come lo capisco io. Allora è diventato importante per me leggere i suoi libri e parlare di lui con il pubblico.
Negli anni Novanta in Italia si parlava molto dei grandi maestri e tutti si trovavano d’accordo che non servono. Non ero d’accordo allora, non sono d’accordo oggi. Il mestiere di teatro-musica-letteratura- pittura, insomma, i mestieri che hanno a che fare con lo spirito, possono essere tramandati solo di mano in mano. Non basta leggere un libro. Devi avere un maestro e i giovani d’oggi sono molto fragili e confusi perché gli mancano i punti di riferimento. I personaggi come Ninchi, Giordani, Gustavo Colonnetti non sono un noioso sguardo sul passato. È un meraviglioso ricordo del futuro possibile. Anche per questo sono molto intenzionata a portare in scena la performance liberamente ispirata al libro di Giordani “La repubblica dei marmocchi” anche nella prossima stagione.

Continuerà la collaborazione con l’Accademia di danza europea?
Me lo auguro. Mi interessa molto il lavoro che svolge Joseph Fontano, il direttore dell’Accademia.
E poi tornando ai grandi maestri. Joseph è un maestro per davvero. È una persona che ha molto da dare e da raccontare ai giovani. La sua esperienza lavorativa e creativa è un viaggio straordinario. Ed è per questo che ho chiamato a Rocca Fest per presentare il suo libro e di parlare con i giovani.

Progetti per la stagione 2024/2025?
I progetti sono molti! La nostra stagione riprenderà tradizionalmente a novembre presso il Teatro Cometa Off e sarà dedicata al Teatro in generale e ad Arnaldo Ninchi che, nel dicembre del 2025, avrebbe compiuto 90 anni. Sarà una grande dichiarazione d’amore al Teatro e a quella compagnia di teatro da lui fondata, che ancora opera e che come diceva Arnaldo, “non la voleva”. Scherzava, ovviamente, la Compagnia era tutta la sua vita.

a cura di Maria Casale