“Anfitrione”, la recensione della prima dell’8 ottobre
In scena al Teatro Quirino fino al 20 ottobre 2024
La prima di “Anfitrione” al Teatro Quirino, sotto la sapiente regia di Emilio Solfrizzi – che interpreta il personaggio del servo “Sosia” – è stata un evento che ha segnato l’inizio di una nuova stagione del teatro Quirino ricca di promesse. La scelta di portare in scena un classico come quello di Plauto si è rivelata vincente, grazie a una regia, allo stesso tempo, conservativa ed innovativa, ad un protagonista ricco di verve e a un cast di grande talento.
Il palcoscenico, con il suo carrozzone di teatranti che si trasforma in un palcoscenico “sosia”, è stato un colpo di genio. La soluzione scenografica non solo ha reso omaggio alla tradizione del teatro itinerante, ma ha anche sottolineato l’idea centrale della commedia: l’identità, il doppio, il gioco delle apparenze. La scritta “Compagnia Moliere” sul carrozzone è stata poi un tocco raffinato. È la vera denominazione della società produttrice del lavoro teatrale ma, allo stesso tempo, ha creato un ponte tra l’Anfitrione plautino e quello molieriano, sottolineando l’attualità di questa storia millenaria.
Sin dalle prime battute, lo spettatore viene coinvolto in un gioco di specchi affascinante. Le luci, all’apertura del sipario, restano accese, rivelando – mentre gli spettatori ancora si accomodano – le comparse alle prese con l’allestimento del carrozzone, pronto a diventare il palcoscenico di una rappresentazione nella rappresentazione. Questa scelta registica sottolinea il carattere metateatrale dell’opera, invitando il pubblico a riflettere sulla natura stessa del teatro e sulla sottile linea che separa la realtà dalla finzione.
Nel gioco tra verità e simulazione, da un lato ci sono i personaggi dell’opera di Plauto ad essere rappresentati, dall’altro emergono, a tratti, gli attori che li interpretano. Gli attori, infatti, rompono la quarta parete, provano la tonalità delle battute, creano una coinvolgente e divertente atmosfera di complicità e di gioco.
Solfrizzi ha conferito a Sosia una vitalità e un’espressività inedite, grazie ad una grande comicità e a una mimica facciale esilarante. Con lui c’è Simone Colombari, nei panni del generale Anfitrione, che regala un percorso emotivo avvincente, passando dall’iniziale perplessità, alla rabbia incontenibile, fino allo smarrimento profondo che lo porta a dubitare della propria identità.
Sergio Basile, nei panni di Giove, sa essere ambiguo e affascinante; Rosario Coppolino è un astuto Mercurio che copre le magagne del divino; Viviana Altieri è un’Alcmena sensuale e confusa. A completare il cast Cristiano Dessì (nel doppio ruolo del capitano della nave Blefarone e di un servo stalliere) e Beatrice Coppolino (che è Bròmia, la serva di Alcmena).
“Anfitrione” non è solo una commedia divertente, è anche un’opera di grande attualità, che invita a riflettere sulla nostra società.
Gli equivoci, gli inganni, le maschere che indossano i personaggi ci ricordano quanto spesso, nella vita di tutti i giorni – ancor più in epoca di social media – sia facile confondere le apparenze con la realtà. E ci fanno capire quanto sia importante saper leggere tra le righe, per non cadere vittime delle nostre stesse illusioni.
Bruna Brienza