Sala Umberto: Sergio Assisi investigatore anglo-partenopeo

“L’ispettore Drake e il delitto perfetto”. La recensione
In scena al Teatro Sala Umberto fino al 19 marzo 2017

L’humour inglese, dai tratti surreali, si incontra con la comicità napoletana, verace. Dal mix ne esce una commedia diversamente divertente, irresistibilmente coinvolgente.

“L’ispettore Drake e il delitto perfetto” di David Tristram, nell’adattamento, regia  e interpretazione di Sergio Assisi, abbatte tutte le barriere tra palcoscenico e platea (presente anche un finto spettatore-disturbatore che viene preso a pistolettate); è puro metateatro, con gli attori che entrano ed escono dai loro personaggi (portando se stessi in scena e mettendo così in rilievo la finzione della rappresentazione).

La commedia mette alla berlina i gialli deduttivi all’inglese (“whodunit”), proponendo in chiave comica tutti gli stereotipi, a partire da quello di Sherlock Holmes; in questa presa in giro in classico stile british si inseriscono il metateatro ed elementi comici più carnali, di stampo partenopeo. Della serie Totò e Peppino a Milano.

Insomma, sembra il classico giallo inglese ma non lo è. Lo Sherlock Holmes di turno (qui ispettore Drake) e il suo fido assistente Watson (in questo caso, uno strampalato policeman inglese) sono dei perfetti idioti e, proprio per questo, riescono a dare scacco matto (sul proscenio anche degli scacchi giganti) al colpevole che è un genio del crimine. Quindi emerge come il delitto perfetto non esista: della serie che l’idiozia vince il genio.

Vedere una compagnia di attori napoletani (con uno strepitoso Sergio Assisi,affiancato dai bravi Luigi Di Fiore, Francesco Procopio, Fabrizio Sabatucci e Beatrice Gattai) alle prese con la comicità di stampo anglosassone, è già uno spasso nello spasso. Gli attori portano in scena le loro radici, la goliardia, la commedia dell’arte nelle nebbie dello Yorkshire.

L’investigatore ci sembra il fratello di Scioscimmocca, il dandy idiota del teatro comico partenopeo dell’800, il Pulcinella senza maschera. La trama è paradossale, quasi al limite del teatro dell’assurdo. I personaggi sono caricature, strabordanti (ancor più per la napoletanità intrinseca).

Si ride, come nelle commedie dell’arte, per le cadute e per le improvvise e inaspettate apparizioni in scena da posti impossibili. Ci si sganascia per l’idiozia del super-ispettore e del suo assistente. Ma nel contesto esuberante e paradossale c’è l’arma vincente dell’ironia.  Convinti che una risata vi seppellirà.

Brunella Brienza

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