“Non si uccidono così anche i cavalli?”, La recensione della prima stampa del 27 settembre 2018.
In scena al Teatro Sala Umberto fino al 14 ottobre.
Una maratona di ballo, con centinaia di coppie di danzatori che poi si riducono a sette. Quattordici ballerini che ballano per più di mille ore ininterrottamente, solo per vitto e alloggio, i miraggi di un premio in denaro e della notorietà. “Non si uccidono così anche i cavalli?”, diretto da Giancarlo Fares – in scena al Teatro Sala Umberto fino al 14 ottobre, per poi andare in tournée nella seconda parte della stagione invernale – è tratto dall’omonimo romanzo del 1935 di Horace McCoy, da cui fu tratto anche il film del 1969 di Sydney Pollack.
Lo spettacolo di danza-teatro è ambientato negli anni ’30 con una cura particolare per i costumi, realizzati da Francesca Grossi. Le scene sono di Fabiana Di Marco e le coreografie di Manuel Micheli.
Nella trama, sulle coppie danzanti, gli spettatori scommettono e si infiammano. Molte le analogie con le corse dei cavalli: purosangue corridori di razza che hanno in cambio solo cibo e notorietà; spremuti fino allo stremo e poi uccisi, un colpo e via perché non servono più.
Il regista Fares – dopo “Le Bal, l’Italia balla dal 1940 al 2001” – realizza un nuovo, vigoroso ed energico spettacolo di danza e recitazione, o meglio di recitazione attraverso la danza. I ballerini-attori sono bravissimi e intensi; caratterizzano i vari personaggi e ne fanno emergere pregi e difetti, scavano nell’intimo, rivelando dietro e con la danza, il volto dell’anima.
Mattatore è Giuseppe Zeno nei panni del cinico conduttore del folle gioco. Una sorta di Dio dello show business, o meglio di Belzebù che porta i concorrenti fino al massacro collettivo. In evidenza la co-protagonista Sara Valerio con i suoi monologhi ed interventi al femminile, alternati al ballo.
C’è una band che suona dal vivo, guidata dal noto cantautore e chitarrista Piji, anche autore dei brani musicali proposti. Tutte canzoni e musiche originali, tranne la particolarissima rilettura di “Ballo ballo” di Raffaella Carrà (“Ballo da capogiro…”), canzone più che mai indovinata per uno spettacolo di ballo fino allo stremo.
A ritmo di jazz e swing si balla, si vive e si muore. Si ama e si odia. Emerge la forza, la determinazione ma anche il lato oscuro dell’uomo.
Lo show business è una corrida, è la lotta per la sopravvivenza dei gladiatori nell’arena che oggi è mediatica e si chiama “Grande fratello” o “Temptation island”. E il mattatore, conduttore, satana con paillettes, pungola, sgrida, illude, incita, costringe i poveri purosangue del ballo a non fermarsi.
Show must go on… d’altronde, come dice il titolo, non si uccidono così anche i cavalli?
Claudio Costantino