“Sopra la panca”. La recensione
In scena al Teatro dell’Orologio fino al 22 aprile 2012
Achille Bonito Oliva così disse a Claudio Carafòli nel 1984: “Il teatro è un tè atro: una bevanda nera nell’intervallo tra due riflettori”.
Questa bella definizione del teatro del noto critico d’arte mi è venuta in mente vedendo la rappresentazione di “Sopra la panca”, testo scritto e diretto da Claudio Carafòli, in scena alla Sala Gassman del Teatro dell’Orologio dal 10 al 22 aprile 2012, con Tiziano Floreani ed Eleonora Gnazi. Le musiche originali sono, come sempre, di Jean Hugues Roland (che ha firmato le composizioni originali di tutti gli spettacoli scritti da Carafòli).
Atro è un termine letterario che sta a significare lo scuro, il nero. Il “tè atro”, ovvero il the nero, si presta come spiegazione ottimale di questo spettacolo, che si divide in tanti momenti fluidi, con un’alternanza di personaggi. Tra un set e l’altro il buio, il nero “nell’intervallo tra due riflettori” che ritornano sulla scena ad illuminarla e darle vita.
Carafòli, nello scrivere questo spettacolo ha ben a mente il testo del drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler… che è un vero girotondo in dieci scene, in cui i personaggi si alternano a due alla volta (il primo con il secondo, poi il secondo con il terzo, poi il terzo con il quarto fino a quando il decimo si ritrova con il primo a chiudere il cerchio, ndr). C’è proprio un omaggio esplicito a “Girotondo” nella scena dedicata alla prostituta ed al soldato.
Nel testo di Carafòli non c’è la circolarità, c’è invece una linearità con la girandola di personaggi ben interpretati dai due protagonisti che cambiano abiti e ruoli in un battibaleno, tra un momento di buio e l’altro, per l’appunto.
Il successo di questo spettacolo, al di là della solidità del testo, è dovuto proprio alla bravura dei due protagonisti che sanno calarsi fulmineamente in tanti ruoli e situazioni. Interpretando la vivace dinamicità che ruota attorno alla panca, nel giardinetto spoglio.
Monica Menna