“Manuale di volo per uomo”. La recensione della prima del 9 aprile 2019.
In scena al Teatro Sala Umberto fino al 20 aprile.
La canzone “Abbi cura di me” – presentata al Festival di Sanremo e proposta ora a fine spettacolo al Teatro Sala Umberto – è un po’ la summa del nuovo spettacolo teatrale “Manuale di volo per uomo”, scritto e interpretato da Simone Cristicchi (con coautore Gabriele Ortenzi e la regia di Antonio Calenda).
Canta: “Ti immagini se cominciassimo a volare tra le montagne e il mare, dimmi dove vorresti andare”. Il testo del brano sottolinea pure: “Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole, più che perle di saggezza sono sassi di miniera, che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera”.
Parole come macigni, come quelle dette dal protagonista del monologo che, in un ospedale, si trova al capezzale della madre e finisce per scavare a fondo nella sua vita. Un flusso di coscienza, una seduta terapeutica.
Il lavoro proposto racchiude le esperienze di vita dello stesso protagonista, che perse il padre da piccolo e trovò nel disegno il modo per volare fuori dal dolore e dalla depressione. Affiora anche l’esperienza di vita a contatto con i malati di mente (da giovane fece volontariato nei centri di igiene mentale).
Sul palcoscenico del Teatro Sala Umberto – in questo monologo pregnante, appassionato, poetico e drammatico – emerge la grande capacità attoriale di Simone Cristicchi, che riesce a dare corpo, in tutte le sue sfaccettature, ad un personaggio complesso, commovente, sensibile e creativo che racconta il suo personale manuale di volo, per uscire dal monocolore della vita.
E’ un testo che, in fondo, invita all’ottimismo e alla fiducia, che sottolinea che c’è sempre una via di volo per fuggire dal reale. Siamo tutti novelli Icaro; certo a volte possiamo bruciarci le ali, ma è così bello e necessario, volare al di fuori e al di sopra della realtà oppressiva.
Canta ancora Cristicchi in “Abbi cura di me: “L’amore è l’unica strada, è l’unico motore, è la scintilla divina che custodisci nel cuore”. Sono parole che suggellano il senso di questo lavoro teatrale, che si rivela davvero uno struggente, appassionato e lirico canto d’amore.
“Volare” significa non sentirsi soli, avere il coraggio di buttarsi dentro la vita, mantenendo intatta la purezza del bambino dentro di noi.
Ci saranno, a breve, due ulteriori ed imperdibili appuntamenti per approfondire l’universo di Simone Cristicchi: il 25 aprile con “Marocchinate” scritto dallo stesso Cristicchi e Ariele Vincenti (che ne è interprete) e con la regia di Nicola Pistoia, che va in scena sempre al Teatro Sala Umberto; il 19 maggio con il concerto all’Auditorium Parco della Musica (che fa parte di “Abbi cura di me Tour 2019”).
Claudio Costantino