“A che servono gli uomini”. La recensione della prima del 23 dicembre 2019.
In scena al Teatro Quirino fino al 6 gennaio 2020.
Nel 1988 Pietro Garinei (orfano di Sandro Giovannini, scomparso nel 1977) firmò la regia della commedia musicale “A che servono gli uomini?” scritta da Iaia Fiastri (autrice di molte commedie musicali di successo della premiata ditta Garinei e Giovannini) con le musiche di Giorgio Gaber.
Teodolinda – che all’epoca era interpretata dalla scanzonata Ombretta Colli – ora è proposta da una sorprendente, esuberante, coinvolgente Nancy Brilli. Anche la colonna sonora originaria viene rivista e aggiornata, da Jacopo Fiastri, figlio di Jaia, pur mantenendo in pieno lo spirito gaberiano. Con in più un omaggio al grande cantautore della Brilli, che canta “Torpedo blu”.
“A che servono gli uomini” è anche l’occasione per ricordare il talento della commediografa Iaia Fiastri, scomparsa esattamente un anno fa (28 dicembre 2018).
La storia raccontata è quella di una vignettista-pittrice che è delusa dagli uomini, ma sente forte il desiderio della maternità. Aiutata – più o meno volontariamente – da uno strano compositore di musiche per mucche, riesce nell’intento di procedere all’inseminazione artificiale e di rimanere incinta senza l’apporto diretto degli uomini. Si mette poi alla ricerca del donatore del seme che però non ha nessuna voglia di assumere il ruolo di padre di un figlio non voluto…
Il titolo della commedia ha perso il punto interrogativo, il finale è mutato e c’è un personaggio in più rispetto alla versione originaria (il modello Markus interpretato da Nicola D’Ortona). Nel cast poi: Gianluigi (Igi) Meggiorin che è Giovanni Padovan, il compositore di musica per mucche; Daniele Antonini indossa i panni di Osvaldo Menicucci, donatore del seme e playboy incallito; la bravissima Fioretta Mari è la mamma di Menicucci. Giulia Gallone interpreta Samantha, modella svampita (nel 1988 il personaggio era proposto da Patrizia Pellegrino, che è in sala alla prima romana al Teatro Quirino). Un cast affiatato, talentuoso, divertente, per una commedia che meritava di essere ricordata e riproposta e che sa ancora oggi appassionare, divertire e far riflettere sull’amore, sulla coppia, sulla maternità, sul ruolo della donna e su quello dell’uomo.
Presente alla prima romana anche la regista Lina Wuertmüller, accolta calorosamente dal pubblico al suo ingresso in sala.
La commedia musicale, così innovativa per gli anni ‘80 – per la tematica affrontata, quella della fecondazione artificiale – viene rivisitata e riportata ai giorni nostri dalla Wuertmüller assieme a Valerio Ruiz e Nancy Brilli ; potremmo dire che è stata “wertmüllerizzata” dalla geniale regista, che l’attualizza pur mantenendo in pieno lo spirito originario del testo.
Claudio Costantino