“Ghost”. La recensione della prima stampa del 30 gennaio 2020.
In scena al Teatro Il Sistina fino al 9 febbraio.
Non era facile trasporre in musical “Ghost” il film cult degli anni Novanta, vincitore anche dell’Oscar per la sceneggiatura. C’è riuscito proprio lo sceneggiatore originale, vincitore dell’Oscar, Bruce Joel Rubin, coadiuvato per le musiche da Dave Stewart (della band Eurythmics) e da Glen Ballard.
L’edizione italiana del musical, prodotta da Show Bees, è validamente diretta da Federico Bellone (già regista del precedente successo de Il Sistina “Mary Poppins” e di altre produzioni di grande successo), che ha curato anche la scenografia; la regia associata e la coreografia sono di Chiara Vecchi.
Un grande musical, sensoriale e fantasy, per un grande film. La narrazione ha ritmi cinematografici con molteplici sequenziali cambi di scena e con un’intensa interpretazione attoriale.
La storia è nota e si richiama fedelmente alla pellicola. È quella di Sam (Mirko Ranù) che viene ucciso durante una rapina e che, dall’aldilà, protegge la sua Molly (Giulia Sol), grazie alla collaborazione della medium Oda Mae (Gloria Enchill) che riesce a comunicare con lui. Proteggerà l’amata Molly e farà arrestare il vero mandante del suo omicidio, l’avido Carl (Thomas Santu).
Naturalmente, in questo lavoro, c’è grande spazio per le canzoni e per la colonna sonora originale. E colpiscono gli effetti speciali sulla trasmigrazione dell’anima dal corpo dopo la morte o l’ingresso di un’anima nel corpo della medium per comunicare attraverso lei.
Scrive il regista nelle note di regia: “Con questo romantico thriller vorremmo che lo spettatore possa stringere la mano della persona che è venuta con lui o lei a teatro”.
Bellone ha ragione. Quella di questo impareggiabile musical è soprattutto la storia dell’amore che vince, che va al di là della vita e della morte. Amore eterno sulle note dell’indimenticabile canzone “Unchained Melody” cantata da The Righteous Brothers, rimasta nella memoria storica e che, ancora oggi, riesce ad emozionare fortemente.
Brunella Brienza